All About Jazz: Partiamo
dall'inizio. Quali sono i tuoi primi ricordi? C'è stato un momento
preciso nella tua infanzia in cui hai capito che saresti voluto
diventare un musicista?
Christy Doran : Sono nato a Dublino, in Irlanda il 21 giugno del 1949.
Entrambi i miei genitori suonavano (mio padre era un cantante, mia madre
suonava la fisarmonica). Avevano un gruppo e suonavano ogni sabato sera
per il ballo nella piazza centrale del paese dove abitavamo quando ero
un bambino, in Irlanda. Il gruppo faceva le prova nella mia stanza da
letto... quindi è una cosa che ricordo molto bene... Più avanti, quando
io avevo sette o otto anni andai a vedere uno spettacolo dove c'era un
chitarrista che cantava canzoni da cowboy. Andai da solo, perché ai miei
genitori non interessava e fui veramente impressionato: decisi che
volevo imparare a suonare la chitarra.
AAJ: Quando ti sei trasferito in Svizzera coi tuoi genitori e, se posso
chiedere, quale fu la ragione di questo trasferimento?
C.D. : Ci siamo trasferiti a Lucerna nel 1959, quando io avevo 10 anni.
Mia madre era di Lucerna e ne aveva avuto abbastanza dei tempi duri
vissuti negli anni cinquanta in Irlanda. Non vedeva un futuro per i suoi
figli. Forse avete letto il libro di Frank McCourt "Le ceneri di Angela"
o forse avete visto il film. Non era proprio così dura, ma comunque era
una situazione per noi insostenibile.
AAJ: Quando hai iniziato ad ascoltare musica rock e quali furono le band
che ti colpirono di più, allora?
C.D.: Quando ero ancora in Irlanda avevo ascoltato Elvis Presley . Poi
in Svizzera ascoltai le bande beat dell'epoca: Shadows ,Beatles ,Mersybeat
,Rolling Stones ,Them ,Pretty Things ,Man ,Yardbirds (nel periodo di
Jeff Beck ), Cream ,Mike Bloomfield ,Bluesbreakers ,Chicago ,Blood,
Sweet & Tears ,Colosseum ,Mothers of Invention ,Otis Redding ,Sly & the
Family Stone ,Captain Beefheart ,Pink Floyd ,Julie Driscoll e i Trinity
, ma JIMI era il mio eroe, aveva tutto e ancora di più, l'aggressività,
l'energia, la musicalità, il suono, l'atteggiamento di sfida...
AAJ: Quando hai iniziato ad ascoltare musica jazz e quali furono le band
che ti colpirono di più, allora?
C.D. : Credo che mio padre avesse un disco di Art Blakey e i Jazz
Messengers . Lo ascoltavo a velocità doppia. Gruppi come gli Experience
, i Trinity dell'organista Brian Auger eJulie Driscoll , i Colosseum ,
mi fecero arrivare a chitarristi come George Benson ,Alan Holdsworth ,Wes
Montgomery ,John McLaughlin . Extrapolation di McLaughlin, con John
Surman , ha avuto una influenza molto forte. Da quel punto partii alla
ricerca di altri dischi di jazz: il disco Infinite Serach di Miroslav
Vitous è stato un altro di quei dischi che ho ascoltato mille volte. Dal
di lì sono passato alle band di Herbie Hancock , a Miles Davis e al
quartetto di John Coltrane .
AAJ: Ci racconti qualcosa di più delle tue prime band, quando eri ancora
un teenager?
C.D.: Incontrai Fredy Studer nel 1965. Suonavamo in una band che faceva
pezzi degli Shadows (suonavo la chitarra ritmica allora) e dei
Bluesbreakers di John Mayall . Quasi subito lasciai quel gruppo per
entrare in un'altra band (ero assieme a Bobby Burri , più tardi bassista
degli OM ), e suonavamo un sacco di pezzi dei Rolling Stones . In quel
periodo gli Stones copiavano da artisti americani di R&B come Chuck
Berry . Ho imparato molto copiando quegli assoli di R&B nota per nota
(allora non sapevo che Keith Richard eBrian Jones copiavano dagli
originali, nota per nota...). Poi fondai un trio con Bobby Burri e un
batterista jazz. Suonavamo pezzi di Jimi , qualcosa dei Cream , qualcosa
di Julie Driscoll e i Trinity , ... e "Mercy Mercy Mercy" di Cannonball
Adderley con Joe Zawinul (che era l'autore del brano). Quando Hendrix
morì, passai completamente al "jazz" e formai un quintetto pre-OM con
Urs Leimburger ,Bobby Burri , il pianista Marcel Bernasconi e altri. Nel
1972 chiamai Fredy Studer nel gruppo e molto presto diventammo OM , un
quartetto che comprendeva, oltre a me, Fredy Studer, Urs Leimburger e
Bobby Burri.
AAJ: Quanta influenza ha avuto il gruppo OM sulla tua musica?
C.D.: Om partì come una band molto giovane, eravamo tutti fra i 20 e i
24 anni. Eravamo tutti di Lucerna ed eravamo come una sorta di gruppo
punk, stavamo quasi sempre assieme e provavamo tre volte alla settimana.
Eravamo alle prime armi ma molto concentrati sulla musica. Ascoltavamo
un sacco di cose, ogni genere di musica, Archie Shepp ,Miles Davis ,Keith
Jarrett ,Ornette Coleman ,Ravi Shankar ,Stockhausen ,Boulez ,Penderecki
... Arrivavamo dal rock, ma eravamo molto aperti alla musica creativa.
Ci piaceva la ferocia e la libertà della musica improvvisata di quei
tempi, ma anche i grooves di Miles Davis e dei Weather Report , e allo
stesso tempo eravamo molto impressionati dalla musica dei compositori
della moderna musica classica. Ancora oggi mi piacciono i miscugli di
linguaggi musicali, la libertà e l'espressionismo della musica
improvvisata, i grooves del jazz, della musica crossover e alcune
musiche etniche come quelle dell'India, e anche il mondo e le forme
tonali della moderna musica classica. Penso che per ognuno dei
componenti degli OM aver militato nel gruppo sia stata una esperienza
assimilabile ad una scuola.
AAJ: Qual'è il pezzo che hai scritto che meglio cattura l'essenza di
Christy Doran?
C.D.: Penso che "Paros" sia un buon esempio: è basato su una sorta di
techno groove, per la maggior parte veloce e tecnicamente stimolante,
con frasi suddivise in modo strano, combinazioni ritmiche complesse come
ad esempio sette battute in 5/4 e cinque battute in 7/4 e così via. Ma a
metà c'è una sezione che è in realtà una ballad, e penso che qui si
possano trovare le mie radici irlandesi. La forma del brano è
decisamente speciale, per esempio l'assolo di chitarra parte con molta
energia e poi tende a rallentare per prepararsi alla sezione della
ballad; la cosa è esattamente il contrario di quello che succede
solitamente negli assoli... Sono molto soddisfatto della versione di "Paros"
che compare nel primo CD del mio gruppo New Bag ,Confusing the Spirits
[per leggere la recensione di questo album clicca qui ]. In questo disco
si può anche notare come le mie composizioni generalmente lascino molto
spazio agli esecutori.
AAJ: Qual'è il tuo disco preferito fra quelli che hai fatto come leader
e perché?
C.D.: Proprio Confusing the Spirits . Penso che questo disco metta
assieme la maggior parte dei mie lati musicali preferiti, come dicevo
prima.
AAJ: Dei dischi che invece hai fatto come sideman quali sono i tuoi
preferiti?
C.D. : Mi piace molto Red Twist & Tuned Arrow (con Stephan Wittwer
eFredy Studer , per la ECM ). Questa band mi ha spinto in avanti, nella
mia crescita come musicista. In realtà qui non ero sideman, era un trio
collettivo.
AAJ: Quali sono i tuoi musicisti preferiti e cosa ti piace di loro?
C.D.: Miles Davis: mi piace il suo approccio ritmico, come suona e i
suoi gusti musicali; tutti i suoi dischi sono meravigliosi. Wayne
Shorter : mi piacciono le sue composizioni e il suo lirismo come
solista. Naturalmente Jimi Hendrix: è difficile pensare a qualcuno così
maturo a 25/27 anni, un genio!
AAJ: Cosa senti nella musica di Hendrix che non trovi negli altri
chitarristi?
C.D. : Prima di tutto l'intensità - per esempio l'assolo di "Machine Gun"
(dal disco Band of Gypsys ) - è stupefacente, un capolavoro della musica
del ventesimo secolo! E anche la quantità di nuovi territori musicali
che Hendrix ha esplorato: ci sono molti musicisti veramente creativi, ma
non sono moltissimi quelli realmente INNOVATIVI! Mi sembra anche
veramente notevole il fatto che Hendrix sia ancora capace di avere un
grande impatto su una larga fetta del pubblico, anche se la sua musica è
a volte selvaggia e completamente 'fuori'.
AAJ: Quali sono i musicisti coi quali ti sarebbe piaciuto suonare e non
sei ancora riuscito a farlo?
C.D.: Mi sarebbe piaciuto suonare con Tony Williams , che
sfortunatamente è morto troppo presto. Ma non penso di solito a queste
cose, piuttosto penso con quale produttore mi piacerebbe lavorare. La
maggior parte dei musicisti coi quali vorrei lavorare sono proprio
quelli coi quali lavoro e coi quali mi trovo a mio agio.
AAJ: Va bene, allora quali sono i produttori coi quali ti sarebbe
piaciuto lavorare e non sei ancora riuscito a farlo?
C.D.: Mi piacerebbe lavorare con Manfred Eicher dell' ECM (in realtà ho
già lavorato con lui, ma vorrei farlo di nuovo...) - ma probabilmente
questo rimarrà un desiderio, visto che i gusti musicali di Manfred
sembrano andare sempre più verso una musica morbida e calma. Credo
comunque che gli piacerebbero le ballad che scrivo, la parte più
rumorosa della mia musica sarebbe troppo per lui. Nutro un grande
rispetto nei suoi confronti: anche se forse non abbiamo sempre gli
stessi gusti musicali, riesco a comprendere il suo punto di vista. Lui è
un produttore che fornisce un contributo reale in sala di registrazione.
Per esempio, può suggerire di suonare un brano in un modo differente da
quello che la band aveva preparato. Ci sono musicisti che hanno
difficoltà ad accettare una cosa del genere, in un momento delicato come
quello. Fino ad ora io non ho mai avuto grossi problemi di questo tipo.
Il vantaggio che deriva dal lavorare in questo modo è che questa
richiesta imprevista fa sì che la musica sia suonata in modo FRESCO,
come se fosse la prima volta...
AAJ: Qual'è il formato musicale che più ti piace per suonare?
C.D. : Mi piacciono i piccoli gruppi, duo, trio, quartetto, quintetto,
al massimo sestetto. Sono un musicista ritmico e quindi mi piace avere
qualcuno che risponde a questo aspetto del mio approccio musicale, ma mi
piace avere anche un contrappunto.
AAJ: Come affronti l'uso della chitarra elettrica e degli effetti
elettronici? Ti piace usarli per replicare suoni acustici o accetti
volentieri che gli effetti producano suoni specifici, anche se questo
significa suoni sintetici?
C.D.: Suono sia la chitarra elettrica che quella acustica. Mi piace
quest'ultima per la sua natura e per il suono diretto che traduce quello
che uno suona in modo trasparente. Ma, per me, anche la chitarra
elettrica è uno strumento naturale e al momento non è che usi così tanti
effetti. Uso dei delay digitali, ma questi non cambiano il suono dello
strumento. Aggiungono solo livelli sovrapposti di suono naturale della
chitarra. Ho un effetto chiamato whammy bar, a volte uso questo effetto
come harmonizer, per esempio aggiungo una terza minore o quinta, questo
può risultare in un suono un po' sintetico, ma in realtà non è un suono
sintetico come quello che può essere fornito da un oscillatore. Circa
dieci anni fa ho usato una chitarra-synth Roland, ma ho perso
rapidamente interesse nella cosa e sono tornato indietro a cercare di
ottenre dalla mia chitarra il miglior suono naturale possibile. Ma non
so mai cosa mi porterà il futuro - magari potrei anche usare nuovamente
una chitarra-synth se ne troverò una che mi piacerà veramente. Non uso
mai l'elettronica per rimpiazzare uno strumento acustico, non ne vedo il
motivo...
AAJ: Qual'è il tuo approccio verso la composizione?
C.D.: Compongo ormai da tanti anni e l'approccio è evidentemente
cambiato - nel tempo uno ha modo di imparare e anche le influenze
cambiano. Nel periodo OM ero quello che portava il maggior numero di
composizioni, ma già allora ogni componente della band contribuiva con
qualcosa che si aggiungeva alla composizione iniziale, per esempio il
batterista Freddy Studer trovava qualche pattern ritmico speciale. Più
tardi mi sono stancato della forma jazzistica tradizionale (tema, solo,
solo, ancora un solo?, tema) e ho iniziato a scrivere più parti, più
temi e alla fine ogni composizione diventava una sorta di mini suite,
che a volte usava le stesse parti ma in modo diverso, e così via. Ho
cercato moltissimi approcci differenziati nelle varie composizioni che
ho scritto. Normalmente parto con delle piccole miniature che
gradualmente si espandono e acquisiscono una forma, dopo che le ho
suonate un sacco di volte o dopo che le ho fatte girare nella mia mente
per un po'. Di solito penso anche a come gli altri musicisti della band
potranno affrontare un determinato brano, così mi chiedo cosa potrebbero
suonare o cosa suoneranno per una determinata parte. Cerco di trovare un
idea che vada bene anche per loro, se poi loro hanno un'idea diversa
questo va bene, anzi è meglio. Non sono uno scrittore veloce, mi ci
vogliono due o tre mesi per una nuova composizione, se questa è
particolarmente importante. Nel mio gruppo New Bag ho scritto tutte le
composizioni, anche se ho proposto che gli altri membri della band
portino loro composizioni. Finora però hanno preferito dedicare la loro
creatività nei brani totalmente improvvisati.. |