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VENERDI' 21 GENNAIO 2005
MARIAN TRAPASSI - In concerto

 

In un panorama musicale dove i monolitici pilastri della canzone d’autore al femminile sono duri da abbattere (si parla, ovviamente, di Carmen Consoli e di Cristina Donà), il ritorno di Marian Trapassi può essere accolto con la
consapevolezza di trovarsi di

fronte ad un’artista con una propria identità che non guida verso imbarazzanti paragoni con le sopracitate istituzioni della canzone in rosa.
Le linee musicali in cui si muove Marian possono essere ricondotte a Suzanne Vega – soprattutto per i momenti intimi come Desideri, Help e Penny Lane e Luna fortuna – e i Pretenders di Chrissie Hynde per gli episodi più palesemente rock (ad esempio Storie, La mosca e Cosa c’è).
La musica però non copre un ruolo ingombrante, gli arrangiamenti – curati da Simone Chivilò e dalla stessa Marian – tendono a supportare e seguire la voce e l’interpretazione, seguendo le sue direttive ed esaltandola nei momenti di maggiore intensità.
In questo secondo disco si analizzano i rapporti di coppia – ma non necessariamente d’amore sia ben chiaro – e le loro difficoltà; in La Mosca canta: “stupida mosca che sbatti sul vetro, non vedi che c’è una via d’uscita ad un centimetro da te?" (l’orgoglio) mentre in Scatole Cinesi: “siamo scatole cinesi, una dentro l’altra … linee parallele che non si incontrano mai mai e poi mai” (l’incomunicabilità dietro l’apparenza).
Ci sono canzoni davvero intense e testi profondamente significativi, intelligenti e malinconici, che dimostrano maturità e carattere. Un folk-rock d’autore che rifiuta i modelli canonici – consapevolmente? Non si sa, non è comunque un problema – per consolidare la propria identità che, per quanto possa essere di nicchia, riesce ad essere estremamente carismatica e comunicativa.

Hamilton Santia

APPROFONDIMENTI EVENTUALI:
Marian Trapassi website

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